Activity theory, cultura organizzativa e processi mentali
Sinossi e traduzione a cura di Bascelli Emanuele
Uno dei filoni della ricerca in psicologia moderna suggerisce che, al fine di comprendere i processi mentali, bisogna valutare e quindi prendere l’individuo nella sua interezza separandolo dapprima dal suo ambiente organizzativo e inquadrarlo separatamente da quello della vita sociale. (Vygotskij, 1981, pag 163,. Wertsch 1985, pp 10-11;. Cole 1985, pp 146-61;. Wertsch e Stone, 1985, pp 162-79). L’obiettivo di questo approccio è quello di spiegare come i processi mentali sono inevitabilmente collegati al contesto culturale, storico e istituzionale (Wertsch, 1993). Questo approccio si basa sulla ricerca psicologia che prese consistenza dalla scuola sovietica iniziata da Vygotskij negli anni 1920-1930 e successivamente sviluppata da Leontyev e Luria. E ‘all’interno di questo percorso di ricerca si inserì anche il finlandese Scholar Yrjö Engeström sviluppando una teoria sulle attività umane e culturali basato sul concetto delle attività dei sistemi (Engeström, 1987).
L’activity theory si basa sull’idea che l’attività collettiva umana e dei singoli processi mentali dipendono inevitabilmente dal contesto sociale di ogni individuo. In teoria l’attività umana è vista come un concetto generale applicabile ad una vasta gamma di situazioni più specifiche, come ad esempio lo sviluppo del bambino e di apprendimento (Vygotskij, 1981), analisi del lavoro di sviluppo (Engestrom e Middleton, 1996) l’apprendimento organizzativo (Blackler 1993 , 1995; Virkkunen e Kuutti, 2000), analisi organizzativa (Holt e Morris, 1993), e le relazioni di scambio (Dahlqvist, 1998; Prenkert, 2000).
Quindi possiamo asserire che l’activity theory enfatizza il fattore sociale e le interazioni tra gli agenti nel loro ambiente esplicando come lo “strumento” della mediazione gioca un ruolo centrale all’interno dell’approccio. Gli artefatti determinano la maniera in cui gli esseri umani interagiscono con la realtà. Per Schuman (1987), prima persona a teorizzare questo approccio, le nostre azioni si sviluppano attraverso un modello di interazione tra attore e ambiente in cui il procedere dell’azione dipende in maniera essenziale dalle circostanze materiale, sociali e comunicative in cui esse stessa si sviluppa; l’azione perciò non può essere letta attraverso un processo di astrazione o modellizzazione razionale ma deve piuttosto venir considerata come risultato una azione dotata di scopo.
Il modello con cui non possiamo quindi ricostruire il senso delle azioni è di tipo interazionista: il processo generativo che costruisce l’azione si fonda su di una serie di interazioni negoziate che avvengono in situ, ovvero in condizioni specifiche da un contesto preciso.
La scelta dell’approccio culturale dell’activity theory può portare un contributo significativo alla progettazione dei servizi, intesi come sistemi d’interazione complessi e situati poiché considera il sistema dell’attività all’interno dell’organizzazione producendone outcome efficaci e solidi e ben strutturati.
Frans Prenkert, (2006) “A theory of organizing informed by activity theory: The locus of paradox, sources of change, and challenge to management”, Journal of Organizational Change Management, Vol. 19 Iss: 4, pp.471 – 490
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