Le 10 work skills trasversali utili anche per gli infermieri del futuro: alcune riflessioni.

sinossi a cura di Bascelli Emanuele

In una ricerca di previsione sulle competenze chiave necessarie per entrare nel mondo del lavoro (Future Work Skills for 2020), svolto per la Phoenix University, i ricercatori dell’istituto hanno evidenziato le 10 work-skill che secondo le loro stime avranno sempre più peso nel futuro. Dando per scontate le competenze e le abilità tecniche, sono altri tipi di “skill” che fanno davvero la differenza nel momento in cui ci si presenta sul mercato del lavoro e il World Economic Forum (Wef)  ha voluto semplificare con un video la top10 delle capacità richieste che abbiamo qualche giorno fa pubblicato sulla nostra pagina di facebook.

Se poi ripensiamo all’invecchiamento della popolazione dei paesi occidentali questo richiederà sempre più specializzazioni che siano in grado di dare qualità alla vita dell persone anziane e non solo in temine di assistenza ai non autosufficienti. Il tema dell’Healthcare diventa di primaria importanza consolidando vecchie professione e stimolando la nascita di nuove.

10 competenzeSul filone del benessere si collocano altre professioni che troveranno la loro applicazione nel campo aziendale e in quello personale. I coach, in tutte lo loro declinazioni, i counselor, gli esperti di benessere a tutto tondo, stanno già ora riscontrando una crescente richiesta. I comunicatori, coloro che sapranno utilizzare le nuove tecnologie associate a grandi capacità di lettura dei fenomeni relazionali, troveranno ampie possibilità di impiego in tutti quei lavori che necessitano di tali competenze quali la vendita, il customer service, il marketing.

Personalmente credo che siano tutte  caratteristiche trasversali che un buon infermiere, dettato da un lavoro complesso e che abbraccia molti campi professionali, debba sviluppare. Inoltre come non pensarlo nella declinazione del “case manager”, una figura che si colloca come una modernità della presa incarico della cure e che fa del suo lavoro quotidiano un facilitatore del percorso di cura tra il paziente e le strutture sanitarie.

Vediamo approfonditamente cosa, World Economic Forum, ci suggerisce prendendo come punto di partenza l’articolo scritto dalla giornalista  Monica D’Ascenzo.

10) Flessibilità cognitiva: in altre parole si tratta di una delle funzioni esecutive, capacità che entrano in gioco quando si deve rispondere a situazioni non consuete. Nel dettaglio, qui, si intende la flessibilità di risposta, cioè l’abilità di attuare comportamenti diversi in base al cambiamento di regole o del tipo di compito. E’ il Sense making ovvero la capacità di “dare senso” a informazioni e situazioni, cogliendone il significato profondo.

9) Negoziazione: si dà spesso molta importanza strategica a questa capacità, ma spesso ci si trova a improvvisare nel momento in cui bisognerebbe esercitarla. La negoziazione, invece, è un’attività strategica per creare benessere economico e relazionale,  a livello aziendale come individuale, perché incide:sul conto economico,sulla reputazione e sull’autorevolezza.

Work-Skills-You’ll-Need-to-Survive-in-20208) Service orientation: si tratta di una predisposizione all’essere utile, premuroso, attento e collaborativo. 

7) Capacità di giudizio e di prendere decisioni: si tratta di una capacità necessaria soprattutto per i leader. E’ necessario saper condividere e ascoltare, ma al momento opportuno anche saper decidere l’indirizzo verso cui andare. E in momenti di crisi è ancora più arduo ma necessario.

6) Intelligenza emotiva: capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni. Sembra superfluo ma per scegliere il momento giusto e l’atteggiamento gisto, che si sia capi o matricole, l’intelligenza emotiva può fare davvero la differenza.

5) Capacità di coordinarsi con gli altri: il lavoro in team è andato via via acquisendo un’importanza sempre più forte all’interno delle strutture lavorative. Saper lavorare in team prevede il saper organizzare il proprio lavoro, sapersi dare delle priorità e saperle cambiare se necessario, sapersi inserire in un flusso di lavoro. Il tutto può incontrare ostacoli, momenti di crisi, interruzioni, inefficienze a cui si deve essere capaci di far fronte.

4) Gestione delle persone: nel fare carriera è certamente una delle prove più complicate da superare, perché non si tratta solo di organizzare una struttura di lavoro, ma di saper gestire, motivare, valorizzare e quando serve riprendere chi lavora per te. E’ una capacità che richiede intelligenza emotiva e capacità di prendere decisioni. Non è affatto da sottovalutare ed è altamente time consuming se perseguita con attenzione.

3) Creatività: Può sorprendere il fatto che il Wef abbia posto al terzo posto questa capacità, ma se si guarda agli ultimi anni si capisce che solo soluzioni innovative potevano far la differenza all’interno di un sistema economico in crisi. Nel corso della propria carriera si rischia di perdere progressivamente questa capacità e per questo sempre di più i manager incoraggiano l’inserimento di persone molto giovani nei team. Possono non portare l’idea giusta, ma sicuramente sono da stimolo per la visione nuova. I giovani, dal canto loro, non devono dimenticare il coraggio di sapersi fare avanti.

2) Pensiero critico: che non vuol dire capacità di essere contro a priori, ma si tratta di un pensiero caratterizzato dai processi mentali di discernimento, analisi, e valutazione. Da Wikipedia: “il pensiero critico trae informazioni dall’osservazione, l’esperienza, il ragionamento o la comunicazione. Il pensiero critico si fonda sul tentativo di andare al di là della parzialità del singolo soggetto: i suoi valori fondamentali sono la chiarezza, l’accuratezza, la precisione e l’evidenza”.

1) Complex problem solving: nessuno vuole problemi, tutti vogliono soluzioni. Soprattutto i vostri capi e soprattutto se i problemi sono complessi. In una situazione economica sempre più complessa, che richiede un’alta capacità di flessibilità e di adattamento e lettura di nuove situazioni, la capacità di riuscire a sbrogliare situazioni complesse e di riuscire a individuare una soluzione diventa fondamentale.

Molte di queste competenze, in alcuni di noi professionisti dell’area sanitaria, sono innate, a volte spontanee, altre possono essere abilmente apprese e testate nel loro dominio e controllo. Sono certo che gli infermieri o, molti di noi, posseggono alcuni di queste competenze trasversali, ma sono altrettanto convinto che dovrebbero essere sviluppate in contesti formativi didattici adeguati, magari proprio nelle sedi accademiche opportune, nei master di I° livello, di alta formazione, nei corsi di specializzazione, ma insegnate da docenti preparati nel campo, perché il futuro della professione passa anche attraverso il dominio di queste work-skills competence.

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    By: Emanuele

    Sono autore e direttore scientifico di numerose riviste, fondatore del GINP (Gruppo Infermieri Neurologia Pediatrica) ed editor in chief di Academy Case Management Italia. Mi Impegno da tempo per il riconoscimento dell’infermiere specialista dell’epilessia (ESN) e collaboro con alcuni centri internazionali di Case Management anche per la diffusione di modelli assistenziali innovativi orientati alla persona. Sono infermiere di area pediatrica, study coordinator certificate GCP e, nel corso degli anni, ho implementato il pensiero organizzativo Lean Thinking in alcuni setting infermieristici. Uno dei miei interessi è il benessere organizzativo e il bene comune, nonché la diffusione scientifica purché rigorosa di una metodologia EBP, in un’ottica open access. Dopo numerosi incarichi istituzionali e di docenza, attualmente, sono coordinatore infermieristico presso il Policlinico Universitario S.Orsola-Malpighi di Bologna.

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