Le infermiere sono la categoria più esposte a rischio di infortunio sul lavoro

Sinossi a cura di Emanuele Bascelli

L’estrema varietà e complessità delle mansioni e dei compiti svolti da questa categoria di lavoratrici espone le infermiere ad innumerevoli rischi, sia di carattere generale, connessi cioè alle precarie condizioni ambientali della struttura, sia di carattere specifico come quelli traumatici dovuti agli sforzi da sollevamento e spostamento di pazienti o quelli legati a radiazioni, apparecchiature elettromedicali, chemioterapici e antiblastici, rifiuti speciali. È quanto emerge da uno Studio condotto da ANMIL “Prendersi cura di chi cura” che ci riporta una chiara evidenza dei pericoli presenti del panorama sanitario italiano in merito al fenomeno infortunistico.

image1Come descritto nel report, la maggior parte degli infortuni sul lavoro, il 54,9 % del totale avviene nelle Strutture Ospedaliere e nelle Case di cura, per il resto, il 10,8% del totale si verifica tra le attività di Assistenza sociale in forma non residenziale ed il 9,2% in forma residenziale, l’8% del totale tra le Attività di assistenza infermieristica residenziale. Sulla base delle risultanze statistiche ufficiali, si può affermare che, in generale, per la donna che lavora la probabilità di subire un infortunio in itinere è superiore di ben il 50% rispetto a quella del collega uomo.image2

Ulteriore conferma che per la donna che lavora il pericolo più grave e più diffuso è rappresentato proprio dal percorso che si effettua per recarsi o tornare dal posto di lavoro. Anche per quanto riguarda gli eventi mortali verificatisi nel lavoro femminile nella Sanità, la quota di quelli avvenuti nel tragitto casa-lavoro-casa rappresenta una quota molto rilevante con valori che variano tra il 50% e l’80% del totale. La media del quinquennio si attesta intorno al 70% del totale.
image4Dai dati elaborati da ANMIL e INAIL, è sempre l’Infermiera l’operatrice sanitaria che in assoluto risulta colpita da infortuni in misura maggiore rispetto a tutte le svariate figure professionali che operano nelle strutture sanitarie o comunque nell’ambito dell’as- sistenza sanitaria o sociale. Nel 2013 (ma la situazione è sostanzialmente analoga per gli altri anni) le Infermiere hanno subito oltre 10.000 infortuni, pari al 31,9% del totale. In pratica su tre operatrici sanitarie infortunate una è Infermiera.

Quasi la metà delle donne infortunate nella Sanità è di età media: infatti circa 14.000 operatrici infortunate, pari al 46,7% del totale di infortunati nel 2013, appartiene alla classe di età compresa tra i 35 e i 49 anni.

Per quanto riguarda le altre figure professionali femminili che operano in campo sanitario ed assistenziale, incidenze infortunistiche di un certo rilievo si riscontrano per le Operatrici socio-sanitarie, che contano nel 2013 circa 3.200 infortuni pari al 10,1% del totale; seguono le Operatrici socio-assistenziali (circa 2.100 infortuni pari al 10,1% del totale), le Ausiliarie ospedaliere (1.700 infortuni pari al 5,3% del totale) e le Portantine con 1.300 infortuni e il 4,1% del totale. A seguire tutte le altre svariate figure professionali con percentuali oscillanti intorno all’1%.Tra queste anche le Addette alle pulizie che, nell’anno 2013, hanno fatto registrare poco più di 200 infortuni pari ad appena lo 0,7% del totale: si tratta di una categoria che generalmente presenta alti tassi infortunistici ma che in questo contesto risultano poco rappresentate in quanto in ospedali e case di cura tali servizi (come pure quello di addetti alla cucina) vengono generalmente affidati a ditte esterne alla struttura.

A livello territoriale, la distribuzione degli infortuni occorsi ad operatrici sanitarie è strettamente correlato alla maggiore o minore presenza di strutture ed attività sanitarie e quindi risulta più consistente in quelle regioni che hanno il maggiore peso demografico, essendo il rischio infortunistico per queste operatrici abbastanza trasversale alle varie aree geografiche. Ed infatti al primo posto si trova la Lombardia, con quasi 6.000 infortuni che rappresentano il 18,7% del totale nazionale; seguono l’Emilia-Romagna con circa 3.800 infortuni e l’11,9% del totale, la Toscana con 3.200 infortuni e il 9,9% del totale, il Lazio con 2.800 infortuni e l’8,9% del totale, il Veneto con quasi 2.800 infortuni e l’8,7% del totale ed il Piemonte con 2.200 infortuni pari al 6,9% del totale nazionale. Via via a seguire le altre, con quote sempre decrescenti, fino al piccolo Molise che conta poche decine di infortuni l’anno.

Principali cause di infortunio sul lavoroimage5

La prima causa di infortunio per le donne che operano nella Sanità è rappresentata dalla Caduta di persona che conta nel 2013 circa 5.500 infortuni pari al 23,3% del totale: in pratica, quasi un quarto degli infortuni è riconducibile a questa causa. Si tratta per lo più di eventi dovuti a scivolamenti, inciampamenti, urti, perdita di equilibrio, ecc. connessi alle innumerevoli “barriere architettoniche” che si possono incontrare in ambienti e strutture così complessi. Una causa che potremmo definire “generica” in quanto comune a molti altri settori di attività, così come anche generica si può ritenere la Perdita di controllo di attrezzature o macchinari, che ha determinato circa 4.400 infortuni pari al 18,8% del totale. Una causa specifica del settore, come il sollevamento di pazienti o lo spostamento degli stessi dal letto alla carrozzina o ad altri ambienti, è alla base, invece, di gran parte dei circa 4.000 infortuni (16,8% del totale) dovuti a Movimenti sotto sforzo fisico. Circa 3.000 infortuni (13,1% del totale) sono causati da Movimenti scoordinati, mentre 1.100 operatrici sanitarie (4,8%) sono state colpite dalla Rottura di attrezzature o macchinari. Ma esiste anche un altro rischio di natura molto particolare e diffuso soprattutto tra le operatrici di questo settore causato da “Aggressione o violenza da parte di estranei”. Dei circa 4.000 infortuni indennizzati complessivamente dall’INAIL nel 2013 per questa particolarissima tipologia di eventi, circa 1.200 (quasi un terzo del totale) sono avvenuti nella Sanità e di questi ben il 71% (851 casi) ha interessato la componente femminile. Si tratta in genere di aggressioni da parte di pazienti (per lo più psicolabili), da parte di parenti o da altri utenti per motivi vari o di casi similari.

Tratto da “LA SICUREZZA E LA TUTELA SUL LAVORO DELLE DONNE CHE OPERANO NEL CAMPO DELL’ASSISTENZA SANITARIA” Uno studio realizzato per ANMIL da Franco D’Amico e Maria Giovannone Con il contributo del Prof. Domenico Della Porta

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    By: Emanuele

    Sono autore e direttore scientifico di numerose riviste, fondatore del GINP (Gruppo Infermieri Neurologia Pediatrica) ed editor in chief di Academy Case Management Italia. Mi Impegno da tempo per il riconoscimento dell’infermiere specialista dell’epilessia (ESN) e collaboro con alcuni centri internazionali di Case Management anche per la diffusione di modelli assistenziali innovativi orientati alla persona. Sono infermiere di area pediatrica, study coordinator certificate GCP e, nel corso degli anni, ho implementato il pensiero organizzativo Lean Thinking in alcuni setting infermieristici. Uno dei miei interessi è il benessere organizzativo e il bene comune, nonché la diffusione scientifica purché rigorosa di una metodologia EBP, in un’ottica open access. Dopo numerosi incarichi istituzionali e di docenza, attualmente, sono coordinatore infermieristico presso il Policlinico Universitario S.Orsola-Malpighi di Bologna.

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