Delirium

Sinossi Delirium: un approccio evidence

Introduzione

Il delirium (D) è una condizione comune e grave nell’anziano, ma frequentemente sottostimata. La sua prevalenza nei soggetti ospedalizzati va dall’11 al 42% 1 2 e si accompagna ad un prolungamento del ricovero, ad elevata mortalità e ad un alto rischio di istituzionalizzazione 3 . Nelle linee guida riguardanti l’Elderly Care dell’American Geriatric Society, il D si trova al primo posto, accanto alla demenza, fra le sindromi geriatriche da eziologia multipla; nonostante ciò, il suo riconoscimento è raro nelle diagnosi di dimissione. In più il suo reale impatto andrebbe valutato in diversi setting, oltre all’ospedale: la casa di riposo, la struttura protetta, il domicilio. Può essere causa di ricovero, ma può anche insorgere durante la degenza. Nelle strutture è molto frequente ed è legato agli innumerevoli fattori di rischio che si sovrappongono; non raramente è trattato con farmaci impropri o con metodi di contenzione fisica. Le linee guida dovrebbero fornire indicazioni non solo sui metodi diagnostici, ma anche sulle decisioni da adottare quando un anziano presenta un episodio di confusione mentale acuta. Esistono numerosi studi randomizzati e controllati (RCT) che studiano l’effetto dei farmaci sull’andamento del D, mentre sono ancora pochi i RCT che forniscono un buon grado di evidenza sull’approccio non farmacologico, che è quello prettamente geriatrico; l’attenzione verso questa metodologia è comunque documentata dalla presenza in Letteratura di molti lavori con gradi di evidenza più bassi 4 . Da un punto di vista clinico l’argomento risente dello scarso interesse dei Geriatri per questa sindrome: le metodologie diagnostiche sono molto varie ed applicate a pazienti anziani in setting diversi. Eden et al. hanno identificato due motivi del mancato riconoscimento del D in un’unità di terapia intensiva: 1) la non conoscenza da parte del personale infermieristico dei criteri e dei metodi di identificazione del D e 2) l’assenza di comunicazione tra i membri dello staff sull’insorgenza di sintomi indicativi di confusione mentale acuta.

Cause

Cause di Delirium Si distinguono in Letteratura due tipi di fattori che incidono sull’insorgenza di D: scatenanti e precipitanti 17 18. A seconda delle situazioni i primi possono diventare gli ultimi. Identificate le probabili cause di D, è possibile programmare la prevenzione e le cure; gli studi di questo tipo forniscono un ottimo grado di evidenza (grado 1a) 19 20. L’acronimo «VINDICATE» è stato creato per meglio ricordare le possibili cause di D (Vascular, Infections, Nutrition, Drugs, Injury, Cardiac, Autoimmune, Tumors, Endocrine) 21. Le cause di D sono elencate nella Tabella IV. L’ictus induce D in pazienti predisposti, soprattutto se colpisce le zone temporo-occipitale inferiore, parietale destra e prefrontale destra, che sono tutte correlate alla funzione attentiva 23 24. Le infezioni aumentano la produzione di Interleuchina 1, che inibisce la funzione colinergica delle zone ippocampali 12. I farmaci rappresentano la causa più frequente di D nell’anziano, affetto solitamente da numerose patologie (polipatologia) trattate con altrettanti farmaci (politerapia). Si può affermare che praticamente tutte le sostanze farmacologiche sono in grado di causare D, ma soprattutto i farmaci con attività anticolinergica (Tab. V), utilizzati per trattare patologie frequentemente presenti nell’anziano, quali il morbo di Parkinson, la depressione, la sindrome da dolore cronico, i sintomi comportamentali della demenza e la confusione mentale stessa. Cause psicologiche si possono sommare nello stesso paziente: l’ospedalizzazione, la depressione, il dolore, la paura, la deprivazione sensoriale e l’interruzione del sonno, soprattutto nelle unità di terapia intensiva, sono fattori di rischio di D i cui effetti possono essere ridotti con interventi preventivi sull’ambiente e con l’educazione dello staff. Il D post-operatorio ha un’incidenza fra il 10 e il 60% a seconda dei criteri diagnostici utilizzati 27. Pochi sono gli studi su questo importante problema, e spesso sono condotti con metodologie imperfette (evidenza di grado 3 e 4). La prevalenza è più elevata dopo interventi ortopedici piuttosto che dopo quelli di chirurgia generale. Lo studio di Brauer et al. raggiunge un buon grado di evidenza (2a) e si avvale di una casistica molto numerosa: 54 pazienti su 571 svilupparono D dopo intervento per frattura di femore (9,5%); il 61% di essi presentava più di un fattore di rischio di D 22. Nella Tabella VI sono indicate le cause dell’insorgenza di D post-operatorio.

Trattamento NON farmacologico

Prima del trattamento farmacologico è corretto mettere in atto principi generali validi per tutti i pazienti con D, qualunque sia la causa sottostante:

1) fornire adeguata idratazione e regolare apporto nutritivo, anche per via parenterale; esso deve comprendere, oltre ai liquidi, proteine, sali minerali e vitamine, importanti se si sospetta una sindrome di astinenza da alcool (grado di evidenza 3) 31;

2) supporto con ossigeno (utile quando il D è associato a broncopneumopatia cronica o enfisema), in quanto l’ipossia riduce le prestazioni cerebrali;

3) ambiente adatto ed approccio multidisciplinare (grado di evidenza 1a) 19 32 33. La Reality Orientation Therapy è consigliabile per prevenire il D in soggetti anziani ricoverati soprattutto nelle strutture, nei quali coesistono più fattori di rischio e deficit cognitivo 34;

4) staff costante; favorire le relazioni sociali del paziente con familiari e amici, che vanno costantemente informati sul motivo dell’agitazione, sulle condizioni cliniche del paziente e sulle caratteristiche degli accertamenti a cui è sottoposto;

5) correzione dei deficit sensoriali con occhiali e protesi acustiche appropriati; 6) favorire l’attività fisica, mobilizzando il paziente per evitare la sindrome da allettamento; 7) non sedare immediatamente il paziente con wandering: allestire spazi protetti dove il soggetto possa muoversi liberamente 35; 8) il dolore e le alterazioni della minzione e della defecazione possono essere da soli causa di D: è necessario trattare il dolore e regolarizzare la funzione urinaria e quella intestinale.

scarica lo studio in pdf e in italiano

delirium

Intensità di cura. Un corso ECM a Feltre

Il sistema per intensità di cura. Un corso ecm

L’Azienda ULSS n° 1 Dolomiti sta organizzando un evento formativo dal titolo “Il sistema per intensità di cura nella rete dell’assistenza sanitaria: vantaggi, svantaggi, opportunità e rischi attraverso l’ottica della complessità e della gestione Lean”, che si terrrà a Feltre (BL), presso la Sala Convegni dell’Ospedale Santa Maria del Prato, sabato 2 dicembre 2017.

In allegato la brochure dell’evento e il modulo di iscrizione, che dovrà essere compilato in ogni sua parte e inviato entro il 21 novembre p.v. all’attenzione della Sig.ra Elisabetta Tieppo, all’indirizzo mail elisabetta.tieppo@aulss1.veneto.it

L’evento formativo è gratuito è rivolto a 100 partecipanti ed è in fase di accreditamento ECM per le professioni di medico e infermiere.

Razionale

Lo sviluppo della metodologia clinica ‘per intensità di cura’ è da anni cavallo di
battaglia nella costruzione dell’Ospedale del futuro’. É già nel PSSR 2016-2017
della RV l’impegno di: “completare il processo di razionalizzazione della rete
ospedaliera, delineando reti cliniche funzionali ed estendendo modelli ospedalieri
in cui la degenza sia definita in base alla similarità dei bisogni (complessità clinica
e intensità di cura)”. C’è la necessità di rivalutare l’efficienza e di analizzare le problematiche
ed i processi di un sistema organizzativo non ‘verticale’ o per ‘specialità’.
La giornata vuole essere un momento di ricognizione sulle esperienze maggiori
e di osservazione del sistema per intensità di cure attraverso l’ottica della
complessità e del sistema lean; anche secondo la conoscenza e l’esperienza di
studiosi che non appartengono al mondo medico.

Programma Intensità di cura

MODULO DI ISCRIZIONE

Congresso ANIMO-FADOI Veneto

XI CONGRESSO REGIONALE FADOI VENETO- v CONGRESSO REGIONALE ANÍMO VENETO

Desideriamo dare massima visibilità ad un evento molto interessante e che tratterà argomenti a noi professionisti molto importanti e con argomenti sul Case management.

Il 24 novembre 2017 a Padova presso Hotel Crowne Plaza si terrà congiuntamente il congresso FADOI/ANIMO della regione Veneto e qui di seguito, in allegato, il programma dell’evento con tutte le informazioni.

 

Programma congresso Fadoi-Animo Veneto 24 novembre 2017

Risorse Online: Care Management e Sclerosi Multipla

Quale care management nella sclerosi multipla

una risorsa online relativa alla presa in carico dei pazienti affetti da SM. L’infermiere svolge un ruolo importante, ma dovrebbe essere strutturato e standardizzato secondo le necessità del paziente. in questo link vengono condivise alcune metodologie relative al care manager.

HOW CAN WE IMPROVE PATIENT CARE?

Migliorare la cura dei pazienti è diventata una priorità per tutti i fornitori di assistenza sanitaria con l’obiettivo generale di raggiungere un alto grado di soddisfazione del paziente. Maggiore consapevolezza del pubblico, la crescente richiesta di una migliore assistenza, una maggiore concorrenza, una maggiore regolamentazione sanitaria, l’aumento delle controversie in materia di malpractice medica e la preoccupazione per i risultati scarsi sono fattori che contribuiscono a questo cambiamento.

La qualità della cura del paziente è essenzialmente determinata dalla qualità dell’infrastruttura, dalla qualità della formazione, dalla competenza del personale e dall’efficienza dei sistemi operativi. Il requisito fondamentale è l’adozione di un sistema “paziente orientato”. I problemi esistenti nell’assistenza sanitaria sono relativi a fattori medici e non medici e deve essere implementato un sistema completo che migliora entrambi gli aspetti. I sistemi sanitari nei paesi in via di sviluppo si trovano ad affrontare una sfida ancora maggiore, poiché la qualità e il recupero dei costi devono essere bilanciati con pari opportunità nell’assistenza ai pazienti.

Bibliografia essenziale: Monitoring Editor: Gullapalli N Rao, MD Gullapalli N Rao, L V Prasad Eye Institute, Hyderabad – 500 034, India; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1705904/

link risorsa online: https://www.caremanagermsguide.com/care-management.html

Facilitare le dimissioni difficili

Interessante l’esperienza fatta da alcuni colleghi dell’Ospedale S.Giovanni Addolorata di Roma, rispetto agli strumenti ed alle strategie organizzative atte a facilitare le dimissioni difficili del paziente geriatrico.

Nel ringraziare gli autori Santina Piazza, Lorenzo Palleschi, Suor Sebastian Ancykutty, Emanuela Colelli, Antonella Leto, diamo notizia del loro prezioso contributo.

 

 

 

ABSTRACT

BACKGROUND

Nel reparto di geriatria dell’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, nel periodo che va dal 1° giugno 2015  al 31 dicembre 2016, emerge una media di 8,7 giorni di degenza nonché una percentuale di pazienti con problematiche di dimissione difficile trasferiti in struttura, pari al10%, con una media di degenza di 11,8 giorni.

AIM

Lo scopo del progetto è quello di ridurre le giornate di degenza e gestire con maggiore appropriatezza le dimissione difficili  dei trasferimenti  in struttura.

METHOD

La metodologia utilizzata ha previsto l’inserimento nel reparto di geriatria dell’Ospedale San Giovanni Addolorata  di Roma di:

– un Infermiere Case Manager

– Valutazione Multidimensionale (VMD)

– Scheda di raccolta dati per pianificare il percorso di dimissione

RESULTS

Dal 1° febbraio 2017 è stato introdotto nel reparto di Geriatria un Infermiere con formazione in case management.

Si è provveduto all’applicazione della  Valutazione Multidimensionale (VMD) e all’utilizzo di una  scheda raccolta dati per la pianificazione della dimissione, ottenendo  su un campionamento di 178 pazienti con etá media intorno agli 84 anni  e nel periodo compreso tra febbraio e aprile 2017,  i seguenti risultati:

  • Degenza media su 178 pazienti  di 7,7 giorni. Pazienti con punteggio Brass mediamente intorno a 16,4;
  • Degenza media dei pazienti dimessi al domicilio (107 in totale) di 7,1 giorni.   Pazienti con punteggio Brass mediamente intorno a 15,1;
  • Degenza  media nelle dimissioni difficili di pazienti trasferiti in struttura (17 paz. ) di 9,5 giorni.  Pazienti con punteggio Brass mediamente intorno a 21,6;
  • Dimissioni con cod.5 e cod.6 – dimissione protetta e visita in ambulatorio (20 paz.)  con  degenza media di  5,8 giorni. Pazienti con punteggio Brass mediamente intorno a 12.

Per i dimessi al domicilio con l’unità valutativa dei centri di assistenza domiciliare – CAD (8 paz.) la degenza media è stata di 11,87 giorni con punteggio Brass di 22,8.

 

CONCLUSION

L’introduzione di un infermiere dedicato e con formazione acquisita nell’ambito del case management, l’utilizzo della VMD e l’impiego di una scheda per la pianificazione della dimissione, hanno contribuito  ad  una riduzione dei giorni di degenza  da 8,7  a 7,5 per i pazienti dimessi al domicilio, da 11,8 a 9,5 giorni per i pazienti che si recano in struttura  e ad organizzare per i pazienti con punteggio Brass più alto, una dimissione al domicilio con  l’unità valutativa dei centri di assistenza domiciliare – CAD.

La percentuale dei pazienti che sono stati trasferiti in struttura si “conserva” attorno al 10% ma le giornate di degenza risultano essere diminuite significativamente.

Questo lavoro in abstract è stato  pubblicato nella rivista Geriatric Care nel giugno scorso e durante il congresso della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) è stato presentato un Poster descrittivo di questo interessante studio.

 

 

Linea Guida in Italiano per la richiesta appropriata dei test pre-operatori nella chirurgia elettiva

Linee guida per la richiesta appropriata dei test pre-operatori nella chirurgia elettiva

Grazie alla traduzione della Fondazione GIMBE, diffondiamo la linea guida NICE per la richiesta appropriata dei test pre-operatori.

Le linee guida del Nice prendono in considerazione lo stato fisico del paziente secondo le classi di rischio Asa (American Society of Anesthesiologists) e la complessità dell’intervento chirurgico (minore, intermedia, maggiore), forniscono le raccomandazioni per i test diagnostici con un pratico schema che utilizza i colori del semaforo: rosso (non di routine), giallo (raccomandato in casi particolari), verde (sempre raccomandato).

Le linee guida Nice raccomandano di includere i risultati di tutti i test pre-operatori effettuati dal medico di famiglia quando si richiede un consulto chirurgico, oltre che considerare tutti i farmaci assunti dal paziente prima di effettuare qualsiasi test pre-operatorio, al fine di evitare inutili duplicazioni di esami, in particolare quelli eseguiti per specifiche comorbidità o terapie assunte dal paziente.

Altro aspetto rilevante è la necessità di accertare lo stato di gravidanza, visti i rischi per la madre e per il feto determinato dagli anestetici e dalla procedura chirurgica, associati ad un aumentato rischio di aborto spontaneo: infatti, il 5,8% delle gravide ha un aborto spontaneo dopo un intervento chirurgico e la percentuale sale al 10,5% se l’intervento viene effettuato durante il primo trimestre. Paradossalmente, nella chirurgia elettiva il sovra-utilizzo dei test di routine convive con il sotto utilizzo di procedure standardizzate per accertare lo status di gravidanza, incluso il test nei casi dubbi.

link per scaricare la linea guida NICE in italiano

Academy CM al congresso Nazionale ANÍMO

 Il metodo lean, così come viene definito in ambito dei servizi sanitari, anche se conosciuto principalmente come metodo Toyota, è stato sistematizzato negli anni novanta da Daniel Jones e James Womack a conclusione di un programma di ricerca promosso dal MIT, Massachusetts Institute of Technology.

La ricerca, mettendo a confronto il modo di funzionare delle aziende americane rispetto a quelle giapponesi, evidenziò che i principi tradizionali della produzione di massa erano stati superati da altri in grado di rispondere, in maniera più efficace, alle richieste del mercato.

I nuovi principi vanno sotto il nome di lean production, ovvero produzione snella, una definizione che cerca di esprimere il significato profondo di un approccio teorico in grado di valorizzare la flessibilità, attraverso la realizzazione di strutture organizzative agili, e la partecipazione attiva delle persone al processo lavorativo.

La letteratura scientifica sostiene che il lean thinking, pur fondandosi su principi molto semplici e agevolmente riproducibili offre interessanti risultati di qualità in particolare se misurati dal punto di vista del paziente.

 

 

Di “Lean Organization” e su come poter sviluppare e implementare tale stile gestionale nelle organizzazioni sanitarie, parlerà Emanuele Bascelli di Academy, in una sessione parallela del XII Congresso Nazionale ANÍMO che nella splendida cornice di Sorrento, il 13 e il 14 maggio affronterà tematiche di alto interesse sul ruolo assistenziale degli Infermieri in Medicina Interna.

Seguici sul sito e sulla pagina facebook: ti terremo aggiornato.

 

 

Sunfrail

Il programma Sunfrail – Reference Sites Network for Prevention and Care of Frailty and Chronic Conditions in community dwelling persons of EU Countries

Cos’è? E’ un progetto europeo disegnato per migliorare l’identificazione, la prevenzione e la gestione della fragilità e della multimorbidità in persone di età superiore ai 65 anni.

Il progetto è coordinato dalla Regione Emilia-Romagna ed è costituito da 11 partner – di cui 9 Reference Site – distribuiti in 6 diversi Paesi.

Il focus del progetto ruota attorno a percorsi e a servizi offerti agli ultra sessantacinquenni in ambito sanitario e sociale e le sue attività si concretizzeranno nello sviluppo di un modello inteso a verificare l’adattabilità e la replicabilità delle buone pratiche sul tema in sistemi sanitari e contesti socioculturali diversi.

Sunfrail – avviato nel maggio 2015 e della durata di 30 mesi – presenta più di una particolarità: è il primo progetto finanziato dal Terzo programma dell’UE per salute (2014-2020) ed è tra le prime esperienze finanziate che raccolgono attorno a sé Reference Site del Partenariato europeo per l’innovazione sull’invecchiamento attivo e in buona salute (EIP-AHA).

Materiali di progetto
Brochure Sunfrail – Progetto e risultati preliminari in breve

Siti di riferimento
Sunfrail – Reference Sites Network for Prevention and Care of Frailty and Chronic Conditions in community dwelling persons of EU Countries
EIP-AHA
Terzo programma di salute pubblica (linea di finanziamento UE)

Eventi
Sunfrail Seminar EIP-AHA and Sunfrail: Preliminary results and Good practices, Bruxelles, 5 aprile 2017
Workshop Toward a Bio-Psychosocial Model of Frailty. Napoli, 27 ottobre 2016
Workshop Sunfrail transnational workshop – Understanding and caring for frailty and multimorbidity. Bologna, 22 marzo 2016

Lo strumento RiskER

RiskER: Lo strumento proattivo per calcolare il rischio di ospedalizzazione nelle persone over 65 e con fragilità e multimorbidità

Affrontare la fragilità dell’anziano con strumenti innovativi è tra gli obiettivi dell’Agenzia sanitaria e sociale regionale che vede oggi riconosciuti i propri sforzi anche sul piano internazionale. La Commissione europea ha infatti invitato la Regione Emilia-Romagna a presentare le buone pratiche e i primi risultati di Sunfrail, un progetto europeo dedicato alla fragilità degli anziani di cui la Regione è capofila.

Pre-modello su cui si è lavorato

A partire da qui la Regione Emilia-Romagna ha sviluppato un percorso di presa in carico delle persone più a rischio, che si sta svolgendo in 25 Case della salute – Castelfranco e Bomporto quelle selezionate in provincia di Modena – con il coinvolgimento di quasi 16.000 cittadini (15.583) e 221 medici di famiglia. Ma l’obiettivo è di diffonderlo in tutte le 87 Case della salute della regione.
L’algoritmo si chiama “RiskER” e permette di calcolare il livello di fragilità nella salute di una persona, incrociando variabili demografiche (età, sesso, residenza per zona altimetrica), morbilità (ad esempio, presenza di una o più patologie croniche, altre condizioni cliniche), gravità delle condizioni cliniche, consumo di farmaci e appropriatezza nella terapia.

il tool definitivo

RiskER consente di stratificare una determinata popolazione adulta (ad esempio, residenti in regione, residenti nel territorio di riferimento della Casa della salute, numero di pazienti assistiti dai vari medici di famiglia) secondo quattro livelli di rischio. Nel 2015, dei 3.864.586 abitanti dai 14 anni in su residenti in Emilia-Romagna, l’83% presentava un rischio di ospedalizzazione per il 2016 basso, il 10% moderato, il 3,6% alto e il 3,3% molto alto.

Lo strumento Valgraf

Lo strumento Valgraf per la valutazione multidimensionale dell’anziano nei servizi sanitari e nei servizi sociali

Descrizione dello strumento nella versione sanitaria
Il Valgraf (VALutazione GRAFica) è uno strumento di valutazione multidimensionale longitudinale dell’anziano derivato originariamente dallo Smaf di Hébert [1] e arricchito con item relativi agli aspetti psicologici e sociali, a piccoli test cognitivi e a condizioni particolarmente rilevanti nell’anziano fragile (piaghe da decubito, condizioni dei piedi, stato di idratazione, dolore, uso di psicofarmaci ecc).

Caratteristiche principali:
è disponibile in due versioni: per le residenze protette e le Rsa, e per i servizi domiciliari sanitari. Un recente sviluppo del Valgraf ha riguardato la messa a punto di una versione per i servizi sociali comunali (vedi dopo)
è in gran parte compilabile facilmente e in modo riproducibile da tutte le categorie di operatori, in particolare da Ota-Oss, dopo un breve addestramento consistente nella lettura comune e nella compilazione sperimentale su qualche anziano noto
è users’ friendly, non solo per la semplicità di linguaggio, ma anche per la presenza di disegni relativi alle varie funzioni, che attirano l’attenzione e consentono di identificare immediatamente i campi di applicazione
ha una veste grafica che sollecita a effettuare più compilazioni successive per valutare l’andamento nel tempo delle varie funzioni. La soluzione grafica adottata porta a costruire delle specie di grafici, simili a quelli noti della temperatura e della pressione arteriosa, in modo da apprezzare con immediatezza l’andamento nel tempo della funzione
ha una soluzione grafica che consente al compilatore di segnalare anche piccole modificazioni in meglio o in peggio che sono inferiori a 1 livello nella scala ordinale perlopiù a 5 livelli (da A ad E). Basta mettere il segno che corrisponde alla valutazione un po’ più in alto o in basso lungo il segmento della scala che corrisponde al livello in esame. Si noti che un segno situato verso l’alto del segmento che corrisponde ad A (assenza di problemi) indica che per quella funzione la condizione dell’anziano è migliore di quella “normale” per una persona della sua età, del suo sesso e della sua condizione socioeconomica
consente la “personalizzazione” dello strumento e quindi anche di ridurre i tempi di compilazione nelle rilevazioni successive, segnalando quali sono le funzioni che si ritiene debbano essere monitorate, grazie a una casella “Mon” (per monitoraggio) presente in ogni item consente di ricavare i punteggi di altri brevi strumenti di ampio uso: Adl di Barthel [2], Adl di Katz [3], e Iadl di Lawton [4]
è stato giudicato utile e stimolante e di compilazione facile o molto facile [5]. La riproducibilità è risultato elevata per tutte le voci e la validità di confronto con gli strumenti Adl di Katz [3] e Mmse di Folstein [6] pressoché totale (dati sottoposti per pubblicazione internazionale)
le versioni attuali del Valgraf comprendono anche 53 variabili su condizioni mediche e prestazioni erogate che non fanno parte integrante dello strumento, ma che sono inserite perché sono tutte quelle che consentono di determinare le categorie Rug-III per la valutazione del bisogno assistenziale [7].
Il Valgraf per i servizi sociali comunali
Come accennato, nel 2004 è stata realizzata una versione dello strumento per i servizi sociali comunali, in collaborazione con l’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Roma e l’Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio.

Con nostra sorpresa, non si è voluto eliminare nessuno degli item presenti nelle versioni sanitarie ritenendo che fosse importante per gli assistenti sociali e gli assistenti domiciliari conoscere lo stato di funzionamento e le condizioni cliniche dei loro assistiti. Si può fare eccezione per la parte relativa alle prestazioni sanitarie che servono per il calcolo del Rug.

Il Valgraf nella versione per i servizi sociali comunali è quindi più lungo in quanto comprende:
nel modulo iniziale altre informazioni relative alle condizioni finanziarie dell’anziano (indicatore socio economico Isee), sulla possibilità e capacità di assistere da parte di familiari e altre persone di sostegno e sulla presenza di assistenza sanitaria domiciliare
un modulo di sintesi dell’assistenza fornita dai servizi sociali, dai familiari, assistente privato, amici/vicini/volontari, nei diversi giorni della settimana per l’igiene, preparazione e/o somministrazione pasti, aiuto domestico, sorveglianza e accompagnamento e aiuto per il disbrigo di pratiche burocratiche e tutela interessi
il piano di intervento inerente alle prestazioni da erogare da parte dei servizi sociali, con le relative scadenze di verifiche/revisioni.
Conclusioni
Attualmente sono disponibili molti strumenti di valutazione multidimensionale dell’anziano. Fra questi, lo strumento Rai [8] è a livello internazionale quello considerato come il più completo e validato. La sua diffusione è stata promossa in diversi Paesi del mondo: negli Stati Uniti (dove ha avuto origine), Canada, Islanda, Israele, Italia, Giappone, Spagna e Regno Unito. Nonostante ciò, la sua applicazione nella routine ha presentato serie difficoltà, perché:
troppo lungo (il cosiddetto ‘core’ dello strumento è composto da quasi 400 item) [9]
richiede un lungo addestramento (il corso di addestramento per l’uso della versione italiana di questo strumento, il Vaor [10], dura 6 giorni)
non sembra aver influenzato le decisioni locali in tema di pianificazione dei servizi [11].
Nel 2003 l’Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio ha condotto una ricognizione degli strumenti di valutazione multidimensionale utilizzati in Italia, individuandone 28. Di questi 7 sono stati eliminati sulla base di espliciti criteri e i rimanenti 21 sono stati sottoposti a confronto per valutarne i seguenti requisiti:
completezza nell’analisi delle aree
capacità di sintesi (di selezionare le informazioni effettivamente necessarie)
equilibrio nell’approfondimento delle diverse aree
fondamento scientifico
facilità d’uso
capacità di rilevare i bisogni assistenziali.
L’analisi condotta per valutare il grado di rispondenza (se totale, parziale o nullo) di ogni strumento rispetto ai suddetti requisiti ha evidenziato che erano 5 gli strumenti maggiormente rispondenti. Di questi, 4 soddisfacevano totalmente 3 criteri su 6. Il Valgraf ha ottenuto la maggiore rispondenza, con 4 criteri su 6 soddisfatti totalmente [12]. Vale la pena anche segnalare che nell’indagine condotta dall’Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio, il Vaor ha ottenuto una valutazione di soli 2 requisiti soddisfatti pienamente su 6 [12].

Nel mettere a punto il Valgraf, si è cercato di realizzare soprattutto uno strumento semplice e accettabile da tutte le categorie professionali mediante:
l’uso di un linguaggio comprensibile a tutte le categorie di operatori
la non necessità di un manuale d’uso; tutte le istruzioni fondamentali sono riportate sullo strumento
la possibilità di personalizzazione, scegliendo gli item da monitorare
la possibilità di valutare l’andamento delle varie funzioni nel tempo.
I primi studi di validazione del Valgraf avevano mostrato che lo strumento aveva soddisfacenti accettabilità e riproducibilità. Quelli recenti ne hanno messo in luce anche l’ottima validità di confronto e di struttura interna.

Nel 1997, il ministero della Sanità inglese ha commissionato uno studio per valutare l’applicabilità nei servizi sociali dello strumento Rai, che ha mostrato che questo strumento valutava in modo incompleto gli interventi sociali sia a livello dei servizi che della rete sociale informale dell’anziano [11]. La versione per i servizi sociali del Valgraf li include invece in modo approfondito.

È nostra convinzione che:
questa versione sia un utilissimo strumento di collegamento tra servizi sociali e sanitari
possa avere grandi potenzialità didattiche mostrando in modo concreto cosa e come valutare le condizioni dell’anziano
per il suo orientamento longitudinale richiama l’attenzione su quello che dovrebbe essere l’elemento fondamentale di qualunque intervento sociosanitario, ovvero gli esiti (outcome) in termini di autonomia e qualità di vita degli utenti.

Bibliografia
1. Hebert R, Carrier R, Bilodeau A. The Functional Autonomy Measurement System (SMAF): description and validation of an instrument for the measurement of handicaps. Age Ageing. 1988; 17:293-302.
2. Shah S, Vanclay F, Cooper B. Improving the sensitivity of the Barthel Index for stroke rehabilitation. Journal of Clinical Epidemiology. 1989;42:703-9.
3. Katz S, Ford AB, Moskowitz RW, Jackson BA, Jaffe MW. Studies of illness in the aged. The Index of ADL: A Standardized Measure of Biological and Psychosocial Function. JAMA 1963; 185:94-99.
4. Lawton MP, Brody EM. Assessment of older people: self-maintaining and instrumental activities of daily living. Gerontologist 1969; 9:179-86.
5. Gigantesco A, Morosini P. Alunno Pergentili S, Minardi A, Cavagnaro P. Validazione di un nuovo strumento di valutazione multidimensionale degli anziani. Giornale di Gerontologia 1995; 43:379-385.
6. Folstein MF, Folstein SE, McHugh PR. “Mini mental state”. A practical method for grading the cognitive state of patients for the clinician. J Psychiatr Res. 1975; 12:189–198.
7. Fries BE, Schneider DP, Foley WJ, Gavazzi M, Burke R and Cornelius E Refining a Case-Mix measure for Nursing Homes: Resource Utilization Groups (Rug III). Medical Care 1994; 32:668.
8. Morris JN, Fries BE, Bernabei R, et al. RAI-Home Care Assessment Manual. Washington, D.C.: InterRAI Corporation; 1996.
9. Sangl J, Saliba D, Gifford DR, Hittle DF. Challenges in measuring nursing home and home health quality: lessons from the First National Healthcare Quality Report. Med Care. 2005; 43:I24-32.
10.Bernabei R, Landi F, Lattanzio F, Di Niro MG, and L. Manigrasso Resident Assessment Instrument-VAOR (Valutazione Anziano Ospite di Residenza): Manuale d’istruzione Rome: Pfizer Italia Spa; 1996.
11. Milbank Memorial Fund. Implementing the Resident Assessment Instrument: Case Studies of Policymaking for Long-Term Care in Eight Countries; 2003, 187 pages. Available online only.
12. Mastromattei A, Casagrande S, Marceca M, Pasquarella A. La scelta dello strumento VMD: ipotesi di una metodologia di analisi comparativa di orientamento. In: Pasquarella A, Marceca M, Mastromattei A, Casagrande S, Guasticchi G. Misurare la salute. La valutazione multidimensionale in Sanità pubblica. Agenzia di Sanità Pubblica, Regione Lazio. Documento tecnico ad uso interno anni 2002-2004.

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