Il logo di OsNaCC prende forma da una serie di immagini dal significato simbolico piuttosto profondo. Per la creazione di questo logo si è volutamente selezionato il “simbolo dei simboli”, ma in una veste diversa e decisamente dissimile, rinvenuta presso un antico tempio della Grecia.

Il bastone che sorregge il semidio Esculapio è il Caduceo: una parola che deriva dal greco karykeion  (bastone di comando dell’araldo); è un oggetto inscindibile di Hermes (Mercurio): il dio dai piedi alati la cui funzione era quella di messaggero tra il divino e l’umano. Mercurio è il dio dei viandanti e dei commercianti, esso possiede la straordinaria dote linguistica nel saper trovare le giuste parole per convincere le persone, sedare le liti, nel mediare e nell’intercedere.
Il caduceo stretto tra le mani di Esculapio è quello del dio Hermes raffigurato nei templi proprio con un bastone d’oro.

Un giorno Esculapio incontrò due serpenti che si combattevano aspramente e, per porre fine a quella lite, impose tra di loro il bastone d’oro. Le serpi vi si attorcigliarono immediatamente e rimasero immobilizzate intorno al bastone, per l’eternità. Sarà grazie a questo episodio che il caduceo acquisterà un ulteriore duplice simbolismo, come quello della pace, ma soprattutto della mediazione e dell’armonia tra i popoli.

Inoltre il serpente che fu domato dal dio Esculapio rappresenta, nelle civiltà pagane e quindi nella tradizione greco/romana, un simbolo di dote: quali la virtù, la saggezza, l’organizzazione, oltre ad una serie di valori simbolici fortemente positivi. Il serpente è l’animale che da sempre accompagna Athena (Minerva), la Dea della personificazione dell’intelligenza e della saggezza. Inoltre quando il serpente si attorciglia intorno al braccio sta indicare la Prudenza, ma quando si aggroviglia in circolo su se stesso per formare un cerchio esso diviene l’Uroboros che, nelle mani del dio Kronos diviene il dio del Tempo, dell’Eternità e della Creazione.

L’immagine  raffigurata in questo logo è Esculapio, un semidio, figlio del dio Apollo e della mortale Coronide. Esculapio, dopo essere stato ripudiato dal padre che per invidia le bruciò la madre colpevole di non amarlo per preferire un mortale, fu allevato dal centauro Chirone che lo addestrò all’arte della medicina. La sua capacità curativa fu imponente tanto da adirare le invidie del dio Zeus, preoccupato e geloso della sua capacità di guarire e di far resuscitare i morti. Zeus uccise esculapio, ma non prima di riuscire a donare le sue conoscenza alle tre figlie:

Panacea [Пανάκεια – “guarigione universale“], Iaso [Ίασώ – la “guaritrice“] ed Hygieia [Ύγίεια – “salute“, dal cui nome deriva la parola Igiene]. Non è infrequente, a tutt’oggi, osservare l’emblema della coppa di Hygieia, in alcune farmacie o come simbolo di alcuni prodotti farmacologici ed erboristici con due serpenti che si dissetano in una coppa. Sarà il compito dei figli di Esculapio quello di addestrare gli “asclepiadi” (ovvero i medici – il più noto dei quali risulta essere indubbiamente “Ippocrate”) all’interno dei tempi dedicati ad Asclepio (noti come Asclepion).

Asclepio per i Greci, Esculapio per i Romani, era il dio della medicina e della capacità di curare, ma proprio in questa raffigurazione rinvenuta in un anfiteratro della Grecia il suoi simbolismo rappresenta molto di più, grazie a tutti i suoi elementi antichi raffigurati insieme ad Esculapio quali la cura, la virtù, la saggezza, l’armonia, la pace, l’organizzazione e la ricerca nel suo maggiore significato.

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