La qualità di vita delle persone anziane e l’importanza di una interazione sociale

Sinossi a cura di Emanuele Bascelli

Dal punto di vista sociale ancora molto deve essere fatto per riconoscere valore alle persone anziane, resta estremamente importante, per invecchiare bene, che gli uomini e le donne mantengano un’iniziativa individuale positiva e propositiva sulla scia dell’active ageing. Questo comprende la capacità dell’anziano di mantenersi fisicamente attivo, prolungando la propria presenza tra le forze lavoro, mantenendo un ruolo partecipativo anche a livello sociale e culturale e partecipando a varie attività come il volontariato e l’associazionismo. E’scientificamente provato che chi ha una personalità allegra e affabile, che conduce una vita sociale attiva, con incontri, riunioni e passatempi, ha un più basso livello di stress e una probabilità di sviluppare una forma di demenza del 50% inferiore rispetto ai loro coetanei più burberi, irascibili e solitari.

AnzianiI risultati del Global Age Watch Index, realizzato da HelpAge International, network globale dedicato alle fasce anziane della popolazione mondiale, in collaborazione con l’Onu (Organizzazione nazioni unite) pone come qualità della vita delle persone ‘anziane in  l’Italia al 27esimo posto nella  classifica mondiale su 91 Paesi. L’Italia si piazza dopo Cile, Slovenia, Uruguay e Argentina. Gli over 60 residenti in Sveziavivono meglio e risultano essere al primo posto come nazione più “ageing-friendly” della Terra, con pensioni e welfare generosi, trasporti affidabili e forte senso della comunità. Seguono sul podio Norvegia e Germania.

Terza età e contributi inestimabili per l’intera società futura

Il contributo di esperienza che gli anziani possono apportare al processo di umanizzazione della nostra società e della nostra cultura è quanto mai prezioso e va sollecitato, valorizzando quelli che potremmo definire carismi propri della vecchiaia:

La gratuità: La cultura dominante misura il valore delle nostre azioni secondo i parametri di un efficientismo che ignora la dimensione della gratuità. L’anziano, che vive il tempo della disponibilità, può riportare all’attenzione di una società troppo occupata l’esigenza di abbattere gli argini di una indifferenza che svilisce, scoraggia e arresta il flusso degli impulsi altruistici.

La memoria: Le generazioni più giovani vanno perdendo il senso della storia e con esso la propria identità. Una società che minimizza il senso della storia elude il compito della formazione dei giovani. Una società che ignora il passato rischia di ripeterne più facilmente gli errori. La caduta del senso storico è imputabile anche a un sistema di vita che ha allontanato e isolato gli anziani, ostacolando il dialogo tra le generazioni.

L’esperienza: Oggi viviamo in un mondo nel quale le risposte della scienza e della tecnica sembrano aver soppiantato l’utilità dell’esperienza di vita accumulata dagli anziani nel corso di tutta l’esistenza. Questa sorta di barriera culturale non deve scoraggiare le persone della terza e quarta età, perché esse hanno molte cose da dire alle giovani generazioni, molte cose da condividere con loro.

L’interdipendenza: Nessuno può vivere da solo, ma l’individualismo e il protagonismo dilaganti celano questa verità. Gli anziani, con la loro ricerca di compagnia, contestano una società nella quale i più deboli sono spesso abbandonati a se stessi, richiamando l’attenzione sulla natura sociale dell’uomo e sulla necessità di ricucire la rete dei rapporti interpersonali e sociali.

Una visione più completa della vita: La nostra vita è dominata dalla fretta, dall’agitazione, non raramente dalla nevrosi. È una vita distratta, dimentica degli interrogativi fondamentali sulla vocazione, la dignità, il destino dell’uomo. La terza età è anche l’età della semplicità, della contemplazione. I valori affettivi, morali e religiosi vissuti dagli anziani sono una risorsa indispensabile per l’equilibrio delle società, delle famiglie, delle persone. Essi vanno dal senso di responsabilità, all’amicizia, dalla non-ricerca del potere, alla prudenza di giudizio, alla pazienza, alla saggezza, dall’interiorità al rispetto della creazione, alla edificazione della pace. L’anziano coglie bene la superiorità dell’“essere” sul “fare” e sull’“avere”. Le società umane saranno migliori se sapranno beneficiare dei carismi della vecchiaia.

Socializzare in maniera intergenerazionale: dalla letteratura scientifica

Diversi studi sono riusciti a dimostrare una forte correlazione tra l’interazione sociale, la salute e il benessere tra gli anziani e hanno suggerito che l’isolamento sociale può avere notevoli ripercussioni negative. Le relazioni sociali sono costantemente associate con biomarcatori della salute.

Alcuni indicatori rilevati e definiti positivi di benessere sociale vengono associati a più bassi livelli di interleuchina-6. L’interleuchina-6 è un fattore infiammatorio responsabile di alterazioni legati all’età, come dell’Alzheimer, l’osteoporosi, l’artrite reumatoide, malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro.
Studi effettuati su alcuni nonni hanno evidenziato che la relazione con i bambini ed i loro nipoti li renderebbe più sani e più attivi, avevano un beneficio nel migliorare la pressione sanguigna e ridurre il rischio di malattia e morte precoce.
Le persone anziane che avevano avuto un’attività relazionale diretta con i bimbi erano notevolmente migliorati sia sul piano dell’interazione sociale conducendoli ad adottare stili di vita più attivi, con una alimentazione adeguata e fatta di pasti più sani. È consolidato che L’isolamento sociale costituisce un importante fattore di rischio per morbilità e mortalità e la solitudine rappresenta il primo rischio di depressione. Pertanto gli studi attuali sono riusciti a dimostrare che socializzare in maniera intergenerazionale aumenta il numero dei sorrisi giornalieri e la successiva conversazione tra gli stessi anziani.
Certamente Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le correlazioni tra il miglioramento della salute e l’interazioni sociale in particolare sulla disabilità, la riduzione delle cadute, il potenziamento della memoria, e tutti i benefici riscontrati nella salute totale.
Naturalmente anche i bambini che entrano precocemente in contatto con gli anziani vedono migliorare il proprio sviluppo sociale e personale, inoltre hanno meno probabilità di vedere queste persone come inutili o addirittura come un peso per la società e imparano a sentirsi a loro agio anche con i disabili dato che molti anziani sono sulla sedia a rotelle o soffrono di altre problematiche invalidanti.

 Bibligrafia essenziale

Research Suggests a Positive Correlation between Social Interaction and Health g Living Long & Well in the 21st Century Strategic Directions for Research on Aging link al pdf

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    By: Emanuele

    Sono autore e direttore scientifico di numerose riviste, fondatore del GINP (Gruppo Infermieri Neurologia Pediatrica) ed editor in chief di Academy Case Management Italia. Mi Impegno da tempo per il riconoscimento dell’infermiere specialista dell’epilessia (ESN) e collaboro con alcuni centri internazionali di Case Management anche per la diffusione di modelli assistenziali innovativi orientati alla persona. Sono infermiere di area pediatrica, study coordinator certificate GCP e, nel corso degli anni, ho implementato il pensiero organizzativo Lean Thinking in alcuni setting infermieristici. Uno dei miei interessi è il benessere organizzativo e il bene comune, nonché la diffusione scientifica purché rigorosa di una metodologia EBP, in un’ottica open access. Dopo numerosi incarichi istituzionali e di docenza, attualmente, sono coordinatore infermieristico presso il Policlinico Universitario S.Orsola-Malpighi di Bologna.

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